Il dottor Dino Di Palma, pluridenunciato, condannato nel 2021 per omicidio colposo, imprudenza, imperizia e negligenza nell’esercizio della professione medica, 72 anni all’ epoca degli eventi, era in servizio presso la Nuova Clinica Santa Rita in Benevento come primario del reparto di Chirurgia Generale (incarico che ricopre regolarmente tutt’ ora).
Il primario ha disposto il ricovero della paziente (mia madre) per accertamenti approfonditi per poi metterla in dimissione dopo otto giorni con la diagnosi di diverticolosi con diverticolite del sigma nonostante la paziente (mia madre) avesse segnalato al personale sanitario di NON aver MAI riscontrato alcun sollievo dai sintomi nel corso di tutto il ricovero.
Il Di Palma, che nel corso della degenza NON ha mai comunicato con la paziente (mia madre) nè con noi familiari (ciò rappresenterebbe il mood relazionale abituale di questo medico) si è presentato solo poco prima dell’ uscita, consegnando a mani la lettera di dimissione e aggiungendo laconicamente a mò di rassicurazione che il dolore sarebbe diminuito man mano che avesse proseguito con le terapie prescritte, e che avrebbe dovuto fare più attenzione all’ alimentazione, quindi si è congedato.
La diagnosi definitiva, come sappiamo, è arrivata solo due mesi dopo.
MA in realtà già durante questo ricovero una TC addome voluta proprio dal dott. Di Palma riportava elementi ALTAMENTE SUGGESTIVI di sospetto neoplastico, solo che il primario ha deciso scientemente di ignorarla.
Al reclamo formale la Nuova Clinica Santa Rita ha risposto come segue:
“La documentazione sanitaria relativa al ricovero della sua compianta madre è già in Vs possesso, comprensiva degli ulteriori accertamenti svolti al di fuori della scrivente struttura, e sarà valutata dalle Procure da voi compulsate.”
In pratica hanno accuratamente evitato di rispondere.
Nell’ esposto indirizzato all’ Ordine dei Medici di Benevento contestavo al Di palma, tra le altre, le violazioni di cui agli artt. 6 comma 1 e art.21 del Codice Deontologico in relazione alla mancata diagnosi, ed agli artt. 16 comma 1, 20 comma 2, 33 commi 1 e 2, 35 comma 2, in relazione alla mancata comunicazione con paziente e familiari durante la degenza.
Il medico, convocato dinanzi alla Commissione Disciplinare ha ammesso candidamente di NON aver considerato la TC perché “affetta da numerosi artefatti da movimento che rendono le immagini mal definibili” (le stesse immagini che invece il radiologo sia pur con dichiarati limiti aveva definito), quindi nel dubbio, come prova di best practice, invece di ripetere l’ esame, ha assunto la responsabilità della diagnosi (errata) sulla pelle della paziente (mia madre).
Per quanto riguarda invece la mancanza di comunicazione, la circostanza è stata COMPLETAMENTE IGNORATA sia dal medico il quale NON ha ritenuto di doversi giustificare in alcun modo, sia dalla Commissione, che non ha ritenuto di dover chiedere al medico alcun chiarimento al riguardo.
Risultato:
“Egregio,
Con riferimento alla Sua istanza del 31 luglio u.s. a mezzo della quale chiedeva “Stato Procedimenti disciplinari a carico del dr Di Palma, … ….”, Le comunico che la Commissione Medica in data 16/03/2023 ha deliberato la NON apertura del procedimento tenuto conto che NON si evince a carico del sanitario NESSUN illecito disciplinare.“
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