Dott.ssa Pizziol – mancata diagnosi

La dott.ssa Alessandra Pizziol ha rifiutato di eseguire alcuni decisivi esami che avrebbero permesso di diagnosticare il carcinoma.
Succede la mattina del 8 Giugno 2022, quando ho deciso di fare ricoverare mia madre presso il Pronto Soccorso dell’ azienda ospedale-università di Padova (AOPD) per una crisi improvvisa di malessere generalizzato e acutizzazione del dolore.
Dopo averla raggiunta in ospedale vengo convocato dalla dottoressa che, dopo aver trattato mia madre e me con poco riguardo ed educazione per non aver saputo ragguagliarla al meglio circa il suo precedente ricovero presso la Clinica Santa Rita, mi comunica che ha intenzione di dimetterla dopo un brevissimo periodo di osservazione durante il quale, oltre ad una batteria di esami di routine, si è limitata a somministrarle semplicemente paracetamolo per il controllo del dolore, e che potrà completare il suo percorso diagnostico affidandosi alla “medicina territoriale” attraverso l’ iter preposto.
Ne è nata una discussione piuttosto accesa, ho fatto notare che mia madre presentava in quel momento una serie di red flags che avrebbero richiesto accertamenti tempestivi e più specifici poiché non era da escludere che fosse a rischio vita, o perlomeno, che la situazione fosse sufficientemente seria da necessitare un ricovero in reparto; si trattava di sintomi trascinati da mesi, NON risolti neppure dopo un precedente ricovero, e improvvisamente peggiorati…ma la dott.ssa Pizziol NON ne ha voluto sapere.
Per lei non c’ erano gli estremi, mia madre poteva benissimo essere dimessa.

A quel punto ho provato a coinvolgere il direttore del Pronto Soccorso, dott. Vito Cianci, ma per interposta persona lo stesso mandava a dire che era impegnato in una importante riunione per cui non avrebbe potuto intervenire…

Non restava nient’ altro da fare che tornare a casa.

Tre settimane dopo, il Pronto Soccorso dell’ A.O. Rummo di Benevento accetta mia madre in una condizione estremamente simile a quella di Padova, ma con la differenza che ai suoi sintomi questa volta viene attribuita la corretta importanza, e viene eseguita una TC addome che li convince decisamente a ricoverarla in reparto, dove giungeranno alla diagnosi definitiva

Poteva essere fatto già a Padova, senza lasciarla vagabondare inutilmente in balìa del dolore.
Non capirò mai perché NON è stato fatto.

Alla ricezione delle cartelle cliniche, è emerso che già dal ricovero al Santa Rita di Benevento (ovvero un mese prima) era presente un’ ascite periepatica e perisplenica, rilevabile dunque anche a Padova, forse addirittura già all’ esame obiettivo (palpazione) ma sicuramente a quello strumentale, che però, NON è stato fatto.

E’ pure emersa – all’ epoca del successivo ricovero all’ A.O. Rummo – una carcinosi peritoneale diffusa, che dubito si sia formata e sviluppata in tre settimane, e dunque verosimilmente era anch’ essa già presente a Padova, e poneva realmente mia madre a rischio di vita improvviso potendo ulcerarsi in qualsiasi momento con le conseguenze che si possono facilmente immaginare…